
L'itticoltura italiana marcia al ritmo di una produzione di quasi 60 mila tonnellate per un valore di 287 milioni di euro. Le specie allevate in cui l'Italia eccelle sono trote, spigole, orate, anguille e caviale. Ma per le anguille c'è un problema. La cocaina che si riversa nei condotti fognari sta infatti mettendo a repentaglio la loro sopravvivenza. Lo rende noto uno studio diretto da Anna Capaldo, ricercatrice dell’Università Federico II di Napoli. Le analisi si sono svolte in laboratorio. Le anguille sono state poste per 50 giorni in alcune vasche: esposte a 20 miliardesimi di grammo di cocaina per litro di acqua. In pochi giorni le sostanze si sono accumulate nei muscoli e nel cervello dei pesci. Non sono stati sufficienti 10 giorni di disintossicazione affinché gli effetti della cocaina scomparissero.
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L’anguilla europea è protagonista di una delle migrazioni più incredibili e misteriose del regno animale, spostandosi in massa per migliaia di chilometri verso loro zone di riproduzione che si ritiene siano situate nel mar dei Sargassi, nell’oceano Atlantico nord occidentale, tra le Grandi Antille, le Azzorre e le Bermuda.
Queste sorprendenti creature, in grado di vivere fino a novanta anni, sono oggi a forte rischio di estinzione e sono classificate “In pericolo critico” dalla Lista Rossa della Iucn.
Dagli anni Ottanta ad oggi la popolazione di anguilla europea si sarebbe ridotta del 99 per cento.
Le cause di questo allarmante declino sono ancora poco chiare, come d’altronde non ci è ancora noto il ciclo biologico di questi pesci. Si ritiene però che la causa principale sia l’inquinamento, unito alla pesca dissennata, ai cambiamenti climatici e all’ormai onnipresenza delle dighe nei fiumi europei.
Ma un nuovo studio, condotto dai ricercatori dell’università Federico II di Napoli, ha rivelato una nuova, imprevista minaccia per le anguille, ovvero la cocaina.
Le tracce di cocaina presenti nei fiumi, abbondanti soprattutto nei pressi delle grandi città, costituiscono un pericolo per numerose specie ittiche.
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Secondo lo studio, coordinato da Anna Capaldo e pubblicato sulla rivista Science of the total environment, l’impatto della sostanza stupefacente sulle anguille europee potrebbe ostacolare la loro epica migrazione.
Anche piccole quantità di cocaina nei corsi d’acqua, non solo rendono le anguille iperattive, ma provocano anche loro lesioni muscolari, alterazioni delle branchie e cambiamenti ormonali.
La droga si accumula nel cervello, nei muscoli, nella pelle e in altri tessuti delle anguille.
Per verificare gli effettivi danni che la droga provoca a questi animali, i ricercatori hanno rinchiuso 150 anguille europee in vasche contenenti 20 miliardesimi di grammo di cocaina per litro d'acqua per 50 giorni.
"Abbiamo scelto le anguille perché sono considerate in pericolo di estinzione e per il fatto che sono pesci molti grassi, il che favorisce l’accumulazione delle sostanze – ha spiegato Anna Capaldo. – Questi animali affrontano migrazioni anche di 6mila chilometri, che richiedono riserve di energia e muscoli in perfetta salute per essere completate".
Neppure un periodo di “riabilitazione” in acque pulite è bastato a ripristinare le funzioni biologiche dei pesci intossicati: la cocaina danneggia organi che sarebbero fondamentali per qualunque pesce, a maggior ragione per uno che deve affrontare un viaggio di migliaia di chilometri.
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FONTI:
Per il contenuto: Come la cocaina nei fiumi minaccia le anguille, lifegate.it, Lorenzo Brenna, 25 giugno 2018.
Per l'immagine: www.we-news.com
Articolo scritto da:
Mauro Suma, il Direttore Responsabile (leggi la sua biografia).