
Il nuovo governo si appresta a mettere in campo una nuova riforma pensioni per superare l’attuale Riforma Fornero e tra le varie proposte di Lega e Movimento 5 Stelle figura la cosiddetta quota 100. Ma cos’è e come funziona? Lecito chiederselo, visto che il tema della previdenza riveste senza dubbio un argomento centrale nel nuovo esecutivo. Tante sono le idee contenute nel contratto di governo sottoscritto dai neo ministri Luigi Di Maio e Matteo Salvini: una su tutte la riforma dei requisiti per l’uscita dal lavoro. Il Governo giallo-verde parla infatti di superamento parziale della Fornero attraverso l’introduzione della cosiddetta quota 100.
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Sulle pensioni quota 100 i dubbi non mancano, sia per chi teme che la nuova uscita anticipata provochi una riduzione dell’assegno, ma anche per chi ritiene che la nuova pensione non sia compatibile con le altre politiche di flessibilità in uscita.
La confusione in questi casi regna sovrana, in quanto si tratta ancora di idee allo stato embrionale, di cui nulla è ancora certo o scritto, eppure bisogna sforzarsi di capire come questa misura contenuta nella prossima riforma pensioni potrebbe incanalarsi nell’attuale sistema previdenziale.
Il sistema di uscita dal lavoro a quota 100 sarebbe una nuova uscita anticipata dal lavoro (anticipata rispetto all’ordinaria pensione di vecchiaia o anticipata).
Si tratterebbe di una uscita raggiungibile nei casi in cui la somma dell’età anagrafica dei lavoratori e gli anni di contributi versati è almeno pari a 100.
Ricordiamo che oggi è possibile collocarsi in pensione principalmente in due modi: pensione di vecchiaia (sia per uomini che donne, a 66 anni e 7 mesi, maturando almeno 20 anni di contributi a qualsiasi titolo; e pensione anticipata (per il 2018, i primi raggiungeranno la pensione a 42 anni e 10 mesi di contributi, mentre le donne dovranno versare 41 anni e 10 mesi).
Quindi se un lavoratore avesse maturato 39 anni di contributi, potrebbe andare in pensione già a 61 anni? La riposta è no...
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In sostanza, per poter usufruire della nuova flessibilità in uscita, è necessario (così almeno sembra, stando alle ultime indiscrezioni) maturare un’età minima.
Per chiedere la quota 100 bisogna aver maturato almeno 64 anni di età insieme ad almeno 36 anni di contributi.
Non è dunque possibile calcolare la quota 100 a qualsiasi età, ma è necessario comunque avere almeno 64 anni.
si va dunque verso meno anni di lavoro e assegni pensionistici più leggeri? Se sì, in che misura?
Secondo i primi calcoli: un lavoratore di 20 anni con la quota 100 potrebbe andare in pensione circa 5 anni prima ma avrebbe un assegno più basso di circa 210 euro mensili; per i 30enni, invece, chi andrà in pensione con le attuali regole avrà un assegno di 1.305 euro, 1.205 nel caso delle donne, mentre con quota 100 entrambi prenderanno un assegno da 1.112 euro.
I 40enni potrebbero uscire dal lavoro con 3 anni e 7 mesi di anticipo, ma la pensione scenderebbe da 1.308 a 1.255 euro; chi ha 50 anni potrebbero uscire dal lavoro con 2 anni e 9 mesi prima: la riduzione invece passerebbe da 1.469 euro a 1.349 euro.
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FONTI:
Per il contenuto: Pensioni, quota 100: cos’è e come funziona, lavoroediritti.com, Daniele Bonaddio, 12 giugno 2018.
Per l'immagine: www.we-news.com
Articolo scritto da:
Mauro Suma, il Direttore Responsabile (leggi la sua biografia).