Cannabis: le decisioni del Consiglio superiore di Sanità
Cannabis: le decisioni del Consiglio superiore di Sanità. 

Il Consiglio Superiore di Sanità (Css) ha detto ‘No’ alla libera vendita di cannabis light, perché “non può esserne esclusa la pericolosità”, scatenando reazioni e polemiche, riaprendo l’annoso dibattito sulle droghe leggere e sulla loro legalizzazione. Il parere, richiesto a febbraio dal segretariato generale del ministero della Salute al Consiglio, potrebbe sconvolgere un mercato in pieno fermento, grazie alla legge 242 del 2 dicembre 2016, “disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa”, che ha portato all’apertura di centinaia di coltivazioni e “canapa shop” in tutt’Italia, per un giro d’affari che, secondo una stima della Coldiretti, supera i 40 milioni di euro.

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Cannabis light: ora che succede? Cosa cambia dopo che il Consiglio superiore di sanità ha espresso un parere contrario alla vendita?

All’atto pratico, nulla: "Questo parere, per quanto autorevole, non ha un valore inibitorio. Oggi posso tranquillamente comprare cannabis, ovviamente alle condizioni stabilite", come dichiara l’avvocato Lorenzo Simonetti, titolare insieme al collega Claudio Miglio di uno studio legale che segue diverse aziende produttrici della cannabis light.

Un comparto industriale che, allo stato dell'arte, non ha accolto con favore il parere espresso dal Consiglio superiore di sanità.

"Siamo di fronte a un problema politico, non medico, sfruttando il Cavallo di Troia dell'utilizzo di questa sostanza come farmaco, in realtà si intende legalizzare una droga leggera, i cui effetti non sono stati ancora verificati", come ha dichiarato il neurologo aquilano, Carmine Marini, responsabile dell’Unità operativa semplice dipartimentale di Neurologia e Stroke Unit dell’ospedale del capoluogo.

Al Css sono stati posti due quesiti: se le infiorescenze di cannabis light debbano essere considerate pericolosi per la salute e se possano essere messe in commercio stabilendo anche a quali condizioni.

Il Consiglio ritiene che “la biodisponibilità del Thc, Delta-9-tetraidrocannabinolo, anche a basse concentrazioni (sono di 0,2%-0,6%, le percentuali consentite dalla legge) non è trascurabile, sulla base dei dati di letteratura.

Il Consiglio superiore di sanità afferma che non ci sono studi sui possibili effetti su alcune categorie, come anziani e donne in stato di gravidanza.

A questo punto il rischio è che si apra la strada a valutazioni di natura medico scientifica da condursi all’interno delle aule di tribunale.

Circostanza rispetto alla quale in Italia c’è un precedente poco edificante, legato ai vaccini, con alcuni tribunali che hanno riconosciuto indennizzi per danni da vaccino senza alcuna base scientifica.

Si tratta di pareri che avranno effetti su un mercato in pieno boom, visto che la cannabis light ha fatto aprire centinaia di punti vendita in tutta Italia, in questo senso Coldiretti segnala ricadute per chi ha intrapreso la coltivazione, perché in Italia, nel giro di cinque anni, sono aumentati di dieci volte i terreni coltivati a cannabis sativa.

Nonostante in Italia la cannabis ricreativa non sia legale, durante lo scorso anno la versione light ha fatto registrare un vero e proprio boom.

Dal centinaio di punti vendita registrati nel 2005, il mercato ha subito un cambiamento complessivo e allo "sballo" si stanno sostituendo i prodotti per la coltivazione, il tessile e l’alimentare.

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FONTI:

Per il contenuto: Cannabis light, che succede dopo il no del Consiglio superiore di sanità?, wired.it, 26 giugno 2018.

Per l'immagine: www.we-news.com

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Articolo scritto da:

Mauro Suma, il Direttore Responsabile (leggi la sua biografia).